Depressione Borderline
Autore
Cristiana Clemente Rivanera
Il disturbo borderline di personalità (DBP) è una psicopatologia particolarmente complessa ed invalidante, caratterizzata da: forte instabilità ed ipersensibilità nei rapporti interpersonali; instabilità nell’immagine che il soggetto ha di sé e degli altri; importanti oscillazioni umorali ed, infine, estrema impulsività (APA, 2014).
Similmente agli altri disturbi di personalità, il DBP tende ad emergere tra l’adolescenza e la prima età adulta compromettendo la sfera sociale e lavorativa della persona e recandole, così, un disagio clinicamente significativo.
I tassi di prevalenza del DBP si attestano tra l’1.6% – 5.9% all’interno della popolazione generale, salgono al 10% per quanto riguarda la popolazione in cura presso i servizi di salute mentale per, poi, giungere al 20% tra i soggetti ricoverati. Il 75% delle persone con suddetta diagnosi è di sesso femminile.
La grande impulsività che contraddistingue questo disturbo conduce molto spesso all’autolesionismo e a tentativi di suicidio che, sfortunatamente, nel 10% dei casi, hanno un esito infausto (Rossi Monti, 2021).
Per molto tempo, a causa della grande sovrapposizione sintomatologica, i tecnici hanno considerato il disturbo borderline di personalità facente parte dei disturbi dell’umore (Akiskal, 2004). Nonostante, ad oggi, studi scientifici abbiano confermato l’esistenza del DBP e la sua indipendenza dai suddetti disturbi, purtroppo, nella pratica clinica capita spesso che i quadri in questione vengano confusi.
Una tra le differenze maggiori fra il disturbo borderline di personalità ed i disturbi dell’umore riguarda la manifestazione depressiva propria del primo, definita da alcuni autori come “depressione-borderline” (Paris, 2018). Questa, infatti, differisce da un Episodio Depressivo Maggiore (EDM) per qualità, gravità, reattività e funzione dei sintomi depressivi.
Nello specifico, la depressione propria della persona borderline si contraddistingue per livelli maggiori di: rabbia, ostilità, autocritica, sensibilità interpersonale, bisogno anaclitico, depersonalizzazione, derealizzazione ed, infine, sintomi paranoici (Köhling et al., 2015).
I sintomi depressivi, inoltre, tendono ad essere transitori e legati a situazioni specifiche che sono vissute dalla persona come particolarmente stressanti. Per essere più precisi, Bellino e colleghi (Bellino et al., 2013), tramite una ricerca condotta nel Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino, hanno scoperto i 5 eventi maggiormente capaci di innescare un episodio depressivo nei soggetti borderline, ovvero: i conflitti con i familiari conviventi, il ricovero e/o morte di un familiare, la rottura di un legame significativo e, per concludere, i problemi finanziari. Come intuibile, tutte queste situazioni sono strettamente connesse al nucleo stesso del DBP ed, in particolare, alle paure abbandoniche tipiche di questa psicopatologia, diversamente da quanto accada per i soggetti unicamente depressi.
I sintomi depressivi, infatti, hanno in realtà una funzione comunicativa ossia, non riuscendo le persone borderline ad esprimere in maniera funzionale la propria insoddisfazione nei confronti di qualcuno o qualcosa, ricorrerebbero a manifestazioni di rabbia, di ostilità, di autocritica e di frustrazione (Beatson & Rao, 2013).
È, comunque, molto frequente che il disturbo borderline di personalità ed il disturbo depressivo maggiore si manifestino insieme (41%-83%; Köhling et al., 2015); per non confondere i sintomi depressivi borderline con quelli di un Episodio Depressivo Maggiore o di un Disturbo Depressivo Maggiore, è necessario che la persona venga sottoposta a valutazioni longitudinali e che, ovviamente, in caso di diagnosi in comorbilità, vengano rispettati tutti i criteri indicati dal DSM-5 (APA, 2014).
Per concludere, va ricordato che le implicazioni derivanti da una doppia diagnosi sono: un’insorgenza precoce di DDM; una maggiore probabilità di disturbi dell’umore tra i parenti di primo grado della persona; una valutazione di maggiore compromissione funzionale effettuata dai professionisti; una valutazione di maggiore gravità dell’esperienza depressiva riportata dal paziente ed, infine, una maggiore probabilità che l’individuo metta in atto episodi di autolesionismo (Bellino et al., 2005).
RIFERIMENTI
– Akiskal, H.S. (2004). Demystifying borderline personality: critique of the concept and unorthodox reflections on its natural kinship with the bipolar spectrum. Acta Psychiatrica Scandinavica, 110 (6), 401-407.
https://doi.org/10.1111/j.1600-0447.2004.00461.x
– American Psychiatric Association, (2014). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5. ed.). Raffaello Cortina Editore.
– Beatson, J.A., & Rao, S. (2013). Depression and borderline personality disorder. The Medical Journal of Australia, 199 (6 suppl.), S24-27.
https://doi.org/10.5694/mja12.10474
– Bellino, S., et al. (2004). Relationship between life-events and major depressive episode in patients with borderline personality disorder. Journal of Psychopathology, 2.
https://www.jpsychopathol.it/article/relazione-tra-life-event-ed-episodio-depressivo-maggiore-in-pazienti-con-disturbo-borderline-di-personalita/
– Bellino, S., et al. (2005). Major depression in patients with borderline personality disorder: a clinical investigation. The Canadian Journal of Psychiatry, 50 (4), 234-238.
https://doi.org/10.1177/070674370505000407
– Köhling, J., et al. (2015). The quality and severity of depression in borderline personality disorder: a systematic review and meta-analysis. Clinical Psychology Review, 37, 13-25.
https://doi.org/10.1016/j.cpr.2015.02.002
– Paris J. (2018). Differential diagnosis of borderline personality disorder. Psychiatric Clinics of North America, 41 (4), 575-582.
https://doi.org/10.1016/j.psc.2018.07.001
– Rossi Monti, M., (2016). Manuale di psichiatria per psicologi. Carrocci Editore.