Cybersex, pornografia e relazioni intime
Autore
Roberta Marì
Lo studio di Weinstein sul cybersex
Un interessante studio condotto da Weinstein e collaboratori e pubblicato su Frontiers in Psychiatry ha indagato la relazione tra uso di pornografia, sesso virtuale e relazioni intime, ipotizzando che l’uso massiccio di pornografia e sesso virtuale possa in una certa misura sfavorire la creazione ed il mantenimento di relazioni intime positive e, viceversa, che le difficoltà nelle relazioni intime possano predire un maggior ricorso all’uso di materiale pornografico e un maggior coinvolgimento in attività di sesso virtuale.
Con sesso virtuale (o cybersex) si intende un insieme di attività quali visitare siti di vendita di oggetti sessuali, partecipare e interagire in comunità virtuali di sesso online, visionare o scaricare immagini o video pornografici (quest’ultima attività è comunemente definita pornografia). Da precisare è il fatto che, naturalmente, non tutti coloro che fanno uso di cybersex o di materiale pornografico sono da ritenersi clinicamente dipendenti da attività sessuali (sex addiction).
Insieme al rischio di sviluppare una qualche forma di addiction (cioè di dipendenza), vi è la riduzione dell’autostima e di soddisfazione estetica del proprio corpo (le immagini pornografiche rappresentano spesso performance sessuali decisamente “superiori alla norma”).
Inoltre, non va sottovalutato il rischio di un aumento del senso di vulnerabilità femminile, la percezione da parte delle donne di sottomissione e inferiorità e, di converso, una percezione di superiorità e un’implicita accettazione di prevaricazione violenta da parte maschile. Questi effetti possono aggiungersi al clima di disparità tra i sessi tuttora presente nella cultura occidentale ed in altre culture.
Caratteristiche dello studio
Lo studio di Weinstein voleva rispondere ai seguenti quesiti:
1. L’uso della pornografia e del sesso virtuale sono in grado di predire significative difficoltà nella creazione di relazioni intime?
2. Il desiderio compulsivo (craving) di pornografia e le difficoltà nel creare relazioni intime sono predittori di un uso maggiore di piattaforme per il sesso virtuale?
3. Vi sono differenze su questi aspetti tra maschi e femmine?
Si sono dunque scelti 267 partecipanti (192 maschi e 75 femmine) da siti pornografici o da siti di sesso virtuale ed è stato chiesto loro di compilare quattro diversi questionari: uno demografico, un test sulla dipendenza da sesso virtuale, un test per valutare l’intensità del desiderio di pornografia e un quarto questionario sulle difficoltà intime.
Risultati dello studio
I risultati hanno mostrato un punteggio più alto nei maschi, sia nella frequenza di attività sessuali virtuali sia nel craving relativo alla pornografia, mentre non si sono rilevate significative differenze tra i due sessi nei punteggi relativi alla formazione di relazioni intime. Le analisi statistiche hanno poi mostrato che coloro che avevano punteggi più alti nella frequenza di sesso virtuale e nel craving per la pornografia riportavano maggiori difficoltà nel formare relazioni intime rispetto a coloro con bassi punteggi.
Questa correlazione appare evidente soprattutto nei maschi, meno nelle femmine.
Cybersex e pornografia: differenze tra maschi e femmine
Già ricerche precedenti hanno osservato interessanti differenze tra i generi relativamente a questi aspetti. I maschi riferiscono normalmente di fare un uso più massiccio di pornografia e di sesso virtuale e di aver iniziato questo uso più precocemente rispetto alle donne.
Le donne sono più interessate alle attività virtuali online di tipo interattivo, mentre i maschi preferiscono la fruizione della semplice ed immediata esperienza visiva.
Inoltre, mentre le donne riferiscono di fare uso di questo tipo di materiale generalmente in compagnia del proprio partner, associandolo ai momenti dell’intimità di coppia, nei maschi l’uso della pornografia viene espressa prevalentemente per attività solitarie.
Anche le femmine trovano talvolta il materiale eccitante, ma più spesso il contenuto pornografico (specie quello più “forte”) viene giudicato violento o disgustoso.
Le donne vivono più spesso le attività sessuali virtuali dei loro partner come qualcosa che li allontana dalla relazione (se non un vero e proprio “tradimento”) ed esprimono più spesso sentimenti negativi riguardo al proprio corpo, proprio in confronto alle immagini viste in rete.
Le donne inoltre riferiscono più spesso di preferire fantasie romantiche rispetto al materiale talvolta assai violento che si trova in rete, mentre i maschi preferiscono materiale pornografico che ecciti in modo veloce.
Queste differenze sembrano supportate dalle ricerche sulla struttura e sul funzionamento del cervello che affermano che i maschi mostrano alla fMRI una maggiore attivazione a livello dell’amigdala e dell’ipotalamo, rispetto alle femmine, quando osservano le medesime immagini sessualmente eccitanti (evidentemente dovuta ad una maggior sensibilità agli stimoli visivi).
Inoltre, un ulteriore dato interessante è che i maschi sono risultati essere ancor più coinvolti nelle attività sessuali e nella ricerca di stimolazione virtuale o pornografica quando si trovano in difficoltà psicologica o hanno preoccupazioni quotidiane, come se la sessualità fosse in grado di “compensare” il disagio psicologico.
Alcune ricerche degli stessi autori hanno anche studiato se alcuni stili di attaccamento possano essere associati alla compulsività sessuale, identificando effettivamente che gli stili di attaccamento ansioso ed evitante risultano più frequentemente associati alla sex addiction.
Infine, nelle indagini relative ad eventuali differenze in rapporto all’orientamento sessuale, non sono risultate differenze tra le risposte di maschi omosessuali ed eterosessuali riguardo la compulsività sessuale, mentre le donne omosessuali hanno riferito una maggior compulsività sessuale rispetto a quelle eterosessuali.