Il Disturbo Bipolare
Autore
Marika De Maio
Si tratta di un disturbo mentale che colpisce ogni aspetto della vita degli individui che ne soffrono, dalle attività lavorative a quelle sociali.
Il Disturbo Bipolare è caratterizzato da forti alterazioni dell’umore, tali per cui chi ne soffre sperimenta lunghi periodi di depressione e altri, solitamente più rari, di forte euforia (detta mania).
Ci sono dunque fasi depressive, in cui si osserva umore triste, perdita di interesse o piacere per quasi tutte le attività e faticabilità, e fasi maniacali, che attivano fortemente la persona, ma in modo così estremo da offuscarne il giudizio: le persone in questa fase sentono un’eccessiva fiducia in loro stesse e nelle proprie capacità; questo le porta a intraprendere progetti ambiziosi in ambiti in cui sono totalmente prive di esperienza (come scrivere libri, praticare sport estremi…) o buttarsi in missioni irrealizzabili (cercare finanziamenti per invenzioni impossibili) o, ancora, a praticare attività dichiaratamente pericolose o insensate (ad esempio, abusare di sostanze stupefacenti, investire in borsa o giocare d’azzardo con grandissime quantità di denaro).
Nei casi più gravi, la fase maniacale può anche essere caratterizzata da manifestazioni psicotiche come allucinazioni e deliri; più raramente, questo può accadere anche in fase depressiva. Infine, durante entrambe le fasi per motivi diversi si possono osservare problemi di memoria: nella fase maniacale la mente viaggia a una velocità maggiore, e ciò impedisce un’adeguata codifica degli stimoli e, di conseguenza, il loro immagazzinamento in memoria; al contrario, la fase depressiva induce il soggetto a concentrarsi solamente su sé stesso e sui suoi pensieri negativi, focalizzando l’attenzione unicamente all’interno, invece, che verso l’ambiente e gli stimoli esterni che, di conseguenza, non vengono memorizzati correttamente.
Esistono due tipologie principali di disturbo bipolare: il Disturbo Bipolare I e il Disturbo Bipolare II. Nel primo si alternano fasi depressive e maniacali, nel secondo si osservano periodi più lunghi di depressione e fasi ipomaniacali. Quest’ultime hanno caratteristiche simili alla mania, ma sono inferiori in termini di durata e pervasività e non includono manifestazioni psicotiche.
Questo non rende il Disturbo Bipolare II più lieve rispetto a quello di tipo I, in quanto le fasi depressive spesso sono più lunghe, e si osserva maggiormente ideazione suicidaria o tentativi di suicidio.
Questi disturbi devono necessariamente essere trattati con una terapia farmacologica ben impostata, che risulta significativamente più efficace quando accompagnata dalla psicoterapia. In particolare, la psicoterapia cognitivo comportamentale, insieme a quella interpersonale, risulta tra le più efficaci: essa, infatti, contribuisce ad aumentare l’aderenza alla terapia farmacologica (talvolta, difficile da gestire), aiuta il soggetto a riconoscere e monitorare i sintomi e, quindi, ad assicurare interventi tempestivi per evitare le conseguenze negative degli episodi (tentativi suicidari, ricoveri ecc…) e diminuirne durata e intensità. Le sedute di psicoeducazione, che consistono nel fornire informazioni sul disturbo e strategie per monitorare e gestire i sintomi, sono fondamentali per migliorare lo stile di vita del paziente.
La terapia, nella maggioranza dei casi, garantisce al soggetto il benessere mentale e la possibilità di vivere normalmente, tuttavia, il disturbo in sé non è l’unica cosa che fa preoccupare chi ne soffre, ma vi si aggiunge lo stigma sociale ad esso legato. I pazienti frequentemente riferiscono dell’allontanamento di amici e parenti; talvolta, persino il nucleo familiare li abbandona.
Questo succede perché il Disturbo Bipolare, e i disturbi mentali in generale, non vengono riconosciuti come alterazioni dovute a cause organiche: il più delle volte, viene data la colpa al soggetto stesso per i suoi comportamenti stravaganti o lo si accusa di non sapersi prendere cura di sé.
Perciò è importante spiegare il funzionamento della malattia non solo a chi ne soffre, ma anche a parenti ed amici più stretti, in quanto un buon sostegno emotivo facilita la gestione dello stress e soprattutto dello stress legato allo stigma e migliora, di conseguenza, lo stile di vita del soggetto. Infine, oltre ad amici e familiari, si auspica che anche il resto della popolazione cominci a conoscere questi disturbi al fine di creare una società sempre più inclusiva.
A questo proposito, da qualche anno il 30 Marzo si celebra la Giornata Mondiale dedicata al Disturbo Bipolare, in cui vengono organizzati eventi per sensibilizzare i media e l’opinione pubblica su questo tema.