Perché decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia
Autore
Giulia Clerici
Se decidere di affrontare i propri problemi può essere difficile, scegliere un esperto che possa aiutarci a superarli, talvolta, risulta ancora più complicato.
Capita almeno una volta nella vita di sentirsi sopraffatti o in difficoltà ad affrontare i propri problemi, e spesso, alcuni di questi, con il tempo, passano e si riesce a tornare ad uno stato di tranquillità. Tuttavia, altre volte, questo stato di sofferenza non svanisce con facilità e, anzi, si protrae nel tempo.
In questi casi si può sentire il bisogno di chiedere aiuto ad un professionista, che possa fornire la un’assistenza specialistica. Cerchiamo, pertanto, di capire quando è consigliato intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Quando chiedere aiuto?
Quando si presenta un prolungato senso di tristezza e affaticamento, di incapacità nell’affrontare le attività quotidiane, o quando si ha la sensazione di non riuscire a risolvere i il problema nonostante gli sforzi e gli aiuti di amici e familiari.
Le difficoltà ad affrontare la vita di tutti i giorni, la perdita di concentrazione al lavoro o a scuola, le preoccupazioni eccessive o, avere la tendenza a temere sempre il peggio, sono buone ragioni per chiedere aiuto ad un terapeuta.
Inoltre, se si è pericolosi per sé o per gli altri: se si fa uso di sostanze, si beve troppo alcool o, si diventa sempre aggressivi.
Queste sono situazioni che richiedono l’intervento e il supporto di un/a psicoterapeuta. Tuttavia, qualunque contesto personale, che risulti difficile da affrontare in autonomia, è sufficiente per richiedere l’aiuto di un professionista.
Qual è il ruolo di una/o psicoterapeuta?
Lo psicoterapeuta è una figura specializzata con conoscenze approfondite sulla mente, sul comportamento e sulla salute psicofisica della persona. Il suo compito è quello di lavorare sulle emozioni, comportamenti e sentimenti del paziente cercando di aiutare lo stesso a comprenderli, riconoscerli e gestirli nella maniera più corretta. Grazie all’utilizzo di tecniche e di strumenti validati da modelli e teorie psicologiche studiati e riconosciuti dalla comunità scientifica, la figura dello psicoterapeuta si pone come obiettivo quello di migliorare il benessere psicologico della persona e di tutelare la sua salute psicofisica, cercando di costruire un rapporto terapeuta-paziente che dia supporto durante tutto il percorso terapeutico. Per questa ragione è richiesta collaborazione da parte del paziente, con il quale lo psicoterapeuta deve cercare di instaurare un rapporto di fiducia all’interno di un ambiente confidenziale, aperto al dialogo e privo di pregiudizi.
Come capire se la terapia sta funzionando?
In generale, se stiamo meglio; può sembrare banale, ma è un chiaro segno che ci permette di capire se la terapia sta funzionando. Ovviamente, non sarà un risultato immediato, il percorso terapeutico è lungo e può presentare degli ostacoli che richiedano più tempo ed energie rispetto ad altri. Saranno necessarie un numero minimo di sedute che permettano di creare quel famoso rapporto con il terapeuta, fondamentale per la terapia. Per questa ragione se non si percepiscono subito dei cambiamenti positivi non bisogna scoraggiarsi.
È consigliabile chiedere al terapeuta stesso in che cosa consisterà il percorso da affrontare e la sua durata.
Una volta stabilito il rapporto, posti gli obiettivi e intrapreso il percorso terapeutico si inizieranno a percepire i cambiamenti positivi. Inoltre, un buon modo per capire se la terapia sta funzionando, è anche quello di chiedersi se come pazienti ci si sta impegnando e collaborando al meglio.
In cosa consiste la psicoterapia cognitivo-comportamentale?
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si basa sul concetto che le risposte comportamentali ed emotive siano influenzate da pensieri, convinzioni e credenze che abbiamo su noi stessi, gli altri e il mondo. Essa si avvale di tecniche mirate alla modificazione dei comportamenti, ma anche di tecniche per modificare i pensieri maggiormente disfunzionali e le credenze erronee più radicate.